Ad un certo punto ci si ferma, ci si guarda negli occhi, e lui ci fa: “Sai perché non sto facendo veri e propri dischi da così tanto tempo? Vuoi la verità? Perché mi diverto troppo a fare il dj”. Ecco: basterebbe questo a riassumere Fatboy Slim. Basterebbe questo. Che sì, effettivamente sono ormai ere geologiche che non fa uscire un album, o musica comunque pienamente nuova; “E in effetti, considerando questo, non mi spiego come la gente possa volermi ancora così bene” aggiunge pensieroso. Nel momento in cui lo dice non è vezzo, non è civetteria, credeteci: lo vedi che è sincero. La spiegazione però caro Norman te la possiamo dare noi: ancora oggi, dato di fatto, Fatboy Slim è una ipoteca sul divertimento. E’ la certezza di avere lì in console uno arrivato proprio per farti passare una bella serata, per farti saltare in aria, per usare tutti i trucchi possibili immaginabili per farti sudare, per stamparti un sorriso in faccia e, magari, pure un urlo quando fa partire una delle sue hit immortali (…che poi però si diverte, nel set, a trasformare, trasfigurare, riattualizzare).
Sì. Fatboy Slim è quello delle hit immortali. Tutto nasce da lì. E’ quello di “Right Here, Right Now”, di “Praise You”, di “Rockafeller Skunk”, di “Fucking In Heaven”, e l’elenco potrebbe pure continuare. E’ quello che quando c’è stata la grande ondata del big beat – ehi, chi se le ricorda fra di voi? – è stato bene o male il capo assoluto (anzi, ha contribuito in primissima a persona a rendere il suono popolare, facendosi un mazzo così a Brighton ad organizzare una serata diventata culto totale globale e nata nell’indifferenza e nel “…a chi vuoi che interessi”); ma quando questa ondata si è ritirata, come succede ahinoi spesso nell’elettronica (dove le mode vanno e vengono manco fossimo a una serie di Fashion Week: peccato), lui è rimasto. Anche senza nuove hit. Troppo grande, troppo importante quanto ha fatto. Ma soprattutto parecchio bravo lui a rendere, da dj, il senso di gioia, avventura, divertimento pure cazzone (ma in realtà fatto e forgiato da sofisticato talento). E’ rimasto, Fatboy Slim. Ha affrontato ogni dj set con la stessa carica, lo stesso spirito, la stessa voglia di portare sempre in luce le vere radici del clubbing: l’intensità “estatica”, la felicità, l’ipnosi adrenalinica.
Vi pare poco? Non lo è. Se ancora oggi Fatboy Slim è uno dei dj più popolari e amati al mondo, se nell’arco di oltre vent’anni è sopravvissuto in perfetta forma all’alternarsi di mode, generazioni, suoni, è perché in lui c’è il vero DNA e la vera consapevolezza di ciò che è club culture. Con la voglia di spiegarlo, suonarlo, urlarlo ad ogni singola festa. Ogni singola festa. Mettendosi al servizio del dancefloor. Usando trucchi da consumato professionista, che sa quando spingere sull’acceleratore e quando invece lasciare tutti sospesi. Non perdetevelo a Milano, giovedì 13 febbraio, in un appuntamento voluto da Just Music Festival (l’estensione “festivaliera” della galassia Circoloco). Quella sera, ancora una volta, Fatboy Slim sarà “Fucking In Heaven”. E voi, pure.
(Immagine di copertina @ Phlame)
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