Era il 1936. Felice si destreggiava fra fornelli infuocati e avventori infervorati: si narra di toni burberi e irriverenti usati per allontanare i clienti. Un posto per quelli del quartiere però lo trovava sempre, per i lavoratori della strada, per gli abitanti di Testaccio, una delle aree tanto povere quanto veraci di Roma.
È dalla terra e dalla tradizione che hanno origine le sue ricette, tramandate fino a oggi grazie alla dedizione dei Trivelloni.
Successivamente il testimone passa al figlio Franco che, insieme alla famiglia, rinfresca il locale ammodernando gli spazi: veste nuova, stessa qualità dei piatti.