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Kappa FuturFestival: un piccolo paradiso elettronico

By Phlame

July 25, 2019

Un festival italiano di cui andare veramente fieri. Anno dopo anno il Kappa FuturFestival sta conquistando una bella fetta di importanza nel panorama dei festival europei, senza davvero nulla da invidiare ad altri eventi di tale portata. In questa edizione sono stati registrati oltre 60 mila ingressi, un numero notevole per la realtà italiana del clubbing. Cina, Brasile, Norvegia, e la lista è luga… i clubber quest’anno sono arrivati da tutto il mondo, esattamente da 60 paesi diversi. Un risultato da capogiro, proprio come le performance sentite sui quattro palchi del festival. Una Torino che da anni è la casa eventi di un certo spessore e che diventa sempre più elettronica, sempre più underground.

 

 

I partecipanti, come già riportato, vengono da tutto il mondo, hanno diverse nazionalità e questo è qualcosa di particolare per l’Italia, abituata a fare festa “in casa”. Ad immortalare i clubber del Kappa FuturFestival c’è un team di fotografi scelti nientemeno che da Oliviero Toscani, uno dei maestri della fotografia italiana. Il risultato del progetto fotografico è un report di alcuni clubber dallo stile particolare, eccentrico e curato, e di altri clubber più naturali. Ad essere più che certo è che tutti hanno una passione in comune: la musica.

 

Sabato

Arrivati al Parco Dora rimaniamo subito colpiti, è davvero impressionante. Dopo aver passato i controlli (compresi quelli antidroga, che notiamo essere molto rigidi) ci troviamo all’interno del bel parco torinese, che per due giorni viene letteralmente trasformato in un micro universo di musica elettronica. Dopo aver fatto un piccolo giro di perlustrazione, che approfondiremo nell’arco della giornata, apriamo le danze con gli Apollonia, il trio composto da Shonky, Dyed Soundorom e Dan Ghenacia. Sono la scelta perfetta per iniziare il weekend nel modo giusto e ci facciamo trasportare dal loro ritmo allegro e incalzante. Noi, assieme a tutto il Burn Stage. Il caldo è quasi insopportabile, e decidiamo di spostarci sotto le fronde degli alberi del Dora Stage dove ha da poco iniziato l’australiana HAAi.

 

 

Il sole è bollente, lo abbiamo già detto, ma nonostante questo il pubblico rimane incollato alla pista a godersi il suo set. È difficile spostarsi da lì, il ritmo ed i bpm salgono piano piano fino ad un esplosione di allegria. HAAi sorride, noi sorridiamo, tutti sorridono. Ed è sorridendo che andiamo a fare un giro sul main stage, lo Jäger Stage, per ballare un po’ con la techhouse di Nic Fanciulli. La situazione è divertente, ma purtroppo non è un effetto wow, forse perché non è uno dei nostri generi preferiti nel mondo dell’elettronica. A farci rimanere a bocca aperta è sicuramente la maestosità dello scenario: l’altissima struttura in metallo rosso, l’allestimento del palco e, sopra ogni cosa, tutte le persone che ballano nella lunga pista. È una sensazione sorprendente.

 

In generale, il festival strutturalmente potrebbe quasi ricordare Berlino o Detroit, perlomeno a detta di chi le conosce. I murales e le zone diroccate danno quel tocco “underground” che rende l’allestimento di questo spazio unico nel suo genere. Esploriamo l’ultimo stage, il Seat Stage. In line up ci sono DJ prettamente techno; che vogliano farlo diventare lo stage, appunto, techno? Arriviamo e in consolle c’è Amelie Lens. l pareri in generale su di lei sono vari, può piacere, come può non piacere (come tutti del resto); una cosa però è innegabile: l’entusiasmo che mette nei suoi set e la sua energia esplosiva rendono questa giovane DJ e produttrice uno vero e proprio fenomeno. La pista è in fermento e ogni ripartenza è davvero un’esplosione.

 

 

Ci godiamo il passaggio del testimone a Carl Cox, leggenda indiscussa nel mondo dell’elettronica. Lo stage per quanto possibile si riempie ancora di più. Il microfono alla mano, i ringraziamenti alla collega e inizia la festa con il Re. “Oh Yes Oh Yes” canta la sua calda voce sulla cassa. Nel Main Stage, nello stesso momento, c’è un altra leggenda. Direttamente da Detroit: Derrick May, uno dei padri fondatori della techno. Il ritmo aumenta disco dopo disco, i drop sono uno più potente dell’altro, ed il suo consueto gioco con il fader – quasi un suo marchio di fabbrica ormai – fa impazzire la pista, che sembra non stancarsi mai.

 

Decidiamo di concludere la prima giornata del festival al Dora Stage. Prins Thomas e Gerd Janson in B2B. Sono riusciti a creare l’atmosfera perfetta, un susseguirsi di dischi House che lasciano tutti con il sorriso. Tutti si stanno divertendo, stanno ballando e si stanno abbracciando. La giornata si sta concludendo nel migliore dei modi. La musica ancora una volta si è confermata protagonista della serata. Corriamo a mangiare un boccone nell’aera food, organizzata piuttosto bene, nonostante i tempi di attesi al top up non siano fra i più brevi. Seguiamo il flusso dei clubber che non hanno resistito fino all’ultimo disco e ci rechiamo all’uscita. Stanchi, ma davvero molto soddisfatti.

 

Domenica

Il sole è alto nel cielo e ci aspetta la seconda giornata del Kappa FuturFestival. Purtroppo appena arrivati riceviamo una brutta notizia: la tanto attesa Peggy Gou non presenzierà al festival a causa di una presunta intossicazione alimentare. Nonostante la delusione, la sorpresa è immediata poiché a proporsi di coprire lo slot vuoto è proprio Amelie Lens. Due set in due giorni dunque, per la gioia dei suoi ammiratori. I BPM salgono all’impazzata e sono solo le 15, la giornata non può che promettere bene. Una cosa di questa ragazza è certa, la voglia di fare proprio non le manca; forse il suo successo non è stato solo marketing, ma anche un carisma davvero molto forte.

 

Photo © Phlame

 

Abbassiamo i battiti ma aumentiamo il divertimento allo Stage Dora con il fenomenale San Proper. A conti fatti, questa è stata la nostra performance preferita in assoluto. Microfono in mano, niente camicia e tatuaggi in vista – come è solito fare. San Proper inizia ad intrattenere il suo pubblico sotto al sole bollente, aumentando ulteriormente le temperature e regalando un vero e proprio show. Un discorso quasi sconnesso il suo, ma una parola dietro l’altra pronunciate con tanta abilità da sembrare un vocal registrato sulla traccia. Invece no, la sua è tutta improvvisazione. Un bellissimo momento da ricordare è il suo tributo a Philippe Zdar dei Cassius, sfortunatamente scomparso di recente.

 

 

A seguire, ci facciamo ipnotizzare dalla techno di Charlotte de Witte sul palco del Seat Stage. Altra promessa Belga, veramente amata dal suo pubblico. Sarà anche perché è veramente brava; la selezione dei dischi crea l’atmosfera perfetta per i primi accenni di tramonto. I raver nel prato si agitano, ogni disco racconta un pezzo della storia del suo set. E’ sulle note di “Look What Your Love Has Done To Me” di Perc che tutto lo stage sembra letteralmente impazzire. Si, questa traccia funziona veramente bene sulla pista. E si, la giornata è ancora lunga. Dopo una buona dose di Techno, a farci continuare a ballare ci pensa Denis Sulta, al Dora Stage. La prima parola che ci viene in mente guardandolo è: divertimento. Braccio alzato a mezz’aria, ballo scatenato disco dopo disco, brindisi con gli amici e con il pubblico e soprattutto grandi sorrisi. Un carisma incredibilmente coinvolgente ed una presenza scenica stravolgente. Ma a farci impazzire ancora di più è la sua musica; pura House dallo stile UK, mischiata all’abilità di estrapolare emozioni da ogni singola traccia, fanno del suo un set dalle melodie allegre e calde al tempo stesso.

 

 

Facciamo quattro salti anche con Luciano, al Main Stage. Qui le melodie allegre cambiano paese e volano in America Latina. Il padre di Cadenza è conosciuto proprio il suo stile festaiolo, tipico dei paesi latini, ed è proprio quello che offre al pubblico del Kappa FuturFestival. Non c’è dubbio, Luciano è da sempre una delle personalità più forti del settore, grazie soprattutto alla passione che traspare durante i suoi set. Nonostante le sue faccende personali (spiegate oltretutto pubblicamente) lo abbiano fatto esibire meno negli scorsi anni, siamo contenti di averlo visto più in forma che mai. Il sole è calato e le luci illuminano il pubblico del Dora Stage che impazzisce al ritmo dei dischi di Jeremy Underground in b2b con Motor City Drum Ensemble. Una coppia che ha suonato assieme in diverse occasioni, come nella scorsa edizione del Sónar Festival, il 25° anniversario. Ci perdiamo nei dischi House e nell’energia dei due maestri della consolle.

 

 

The Black Madonna, l’amica della House music e dei diritti umani, chiude il Burn Stage con un’energia ed un’allegria tali che è davvero difficile non voler continuare a far festa tutta la notte. Il gigantesco led alle sue spalle illumina tutto lo stage alternando luci e visual veramente ben curati. Con questa forza della natura, e della consolle, la festa è garantita. Un po’ di Funk, voci Soul che abbracciano calorosamente tutti i clubber che ballano con le mani al cielo. Facciamo l’ultimo giro della serata, e anche dell’anno a dir la verità, al Dora Stage. I Red Axes stanno letteralmente incantando il pubblico con le loro sonirità e le loro melodie orientaliggianti. E’ il penultimo viaggio che viviamo.

 

 

Chiudiamo questa edizione del festival con i Modeselektor, il duo di Berlino conosciuto per i grandiosi live. Ed era proprio questo che ci aspettavamo, ma purtroppo all’ultimo minuto hanno dovuto improssivare un djset. Poco male, con loro il divertimento è quasi una garanzia. Chiudono in bellezza con New Error, traccia prodotta sotto il progetto Moderat,  in collaborazione con Apparat. Quale miglior modo per conludere l’ottava edizione del festival?

Lo ammettiamo, le nostre aspettative sul festival non erano molto alte, ma fortunatamente ci siamo dovuti ricredere perché siamo rimasti molto più che soddisfatti. Forse perché siamo orgogliosi di un tale successo sul territorio italiano? Si, questo probabilmente influisce molto sulla simpatia nei confronti di questo festival.

 

(Official After Movie © Elephant Studio)

 

Sono tanti gli artisti che abbiamo visto, e sono altrettanti quelli che ci siamo persi. Un’offerta tale rende molto difficile lasciare ogni palco per andare a sentire altri artisti. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dall’organizzazione e dalla ben riuscita di un festival di tale portata. Duole dirlo, ma purtroppo la scena musicale italiana non è delle più rosee. Tuttavia, Torino con questo festival si conferma ancora una volta una delle città più underground sul territorio italiano e una delle città più all’avanguardia per quanto riguarda il mondo della musica elettronica. Un tappa che gli appassionati di musica elettronica non possono proprio mancare. Visto il successo di questa edizione, ci aspettiamo grandi cose per l’anno prossimo e non vediamo davvero l’ora di scoprirle!

 

(Cover image & images © Phlame)