Era mezzogiorno di un mercoledì d’autunno. Barcellona si stava godendo una bella giornata. Stavamo passeggiando per il centro della città fino ad arrivare al suo indirizzo. Gaetano Parisio è una leggenda della musica techno made in Naples. Forse è per questo che la sua vicinanza, la sua gentilezza e la sua umiltà quando ci ha ricevuto nel suo salotto è stata sorprendente. In sottofondo, musica jazz a basso volume. La sua compagna ed i suoi cani ci fanno compagnia mentre ci godiamo un caffè e parliamo delle sue origini techno napoletane, della sua lunga pausa lontano dalle consolle e del suo promettente ritorno con il suo nuovo progetto Origens.
Joseph Capriati una volta ha detto che tu e Marco Carola avete fatto conoscere al mondo Napoli e la techno Napoletana. Una frase molto forte…
Prima di tutto, ringrazio Joseph Capriati per questo. Io e Marco siamo solo parte della storia. Siamo stati una parte importante, si, ma non siamo stati gli unici attori di questo film. Ciò che ha reso unico il tutto, è stato lo scambio e le influenze dei diversi artisti. Questo rapporto ha reso il nostro movimento speciale e forte. Rino Cerrone, Danilo Vigorito, Davide Squillace… Condividevamo tutto: conoscenze, trucchi, tecniche in studio… È l’unico modo per creare qualcosa che possa far durare il passare del tempo.
Da dove sono arrivate le tue prime influenze? E quali erano?
Avevo 10 o 11 anni, e già passavo tutto il mio tempo ad ascoltare musica. Anche mio fratello la ascoltava sempre in casa, e mia madre suonava la chitarra. Nomi come Kraftwerk, Depeche Mode e New Order sono stati il mio primo approccio alla musica elettronica. In seguito, ho iniziato ad andare nei club e la mia visione è completamente cambiata. È stato allora che il mio background ha iniziato a crescere.
Nella carriera di un DJ, c’è sempre un momento in cui si dice: quel giorno mi ha cambiato la vita…
Non ho alcun dubbio su quale sia stato il mio. Avevo 20 anni ed ero andato fino in Francia per assistere ad un evento in un collosseo romano, in cui avrebbero suonato Björk live e Jeff Mills come DJ. Già suonavo in quel momento, ma sul mio Rekordbox c’era solo musica house di Chicago. Il giorno dopo, chiamai mia madre e le dissi che mi ero appena reso conto che suonare musica sarebbe stato ciò che avrei voluto fare nella vita. Iniziai a vagliare diversi stili ed è così che iniziò la mia carriera da DJ.
Dunque, Jeff Mills è una delle tue influenze più grandi.
Assolutamente sì. Fece qualche errore nel mixare i dischi quel giorno, ma la musica che suonò proveniva da un altro mondo. Ancora oggi Jeff Mills è una delle mie più grandi ispirazioni.
Altre?
A parte Jeff Mills? Maradona, forse? (ride) Beh, Michael Jackson quando ero un bambino.
Oserei dire che l’Italia, il tuo paese, è l’unico che ha dato il proprio nome ad un genere di musica elettronica (Italo-Disco). Una volta hai detto che non credi ci sia un forte legame tra quell’epoca d’oro della house e disco in Italia e la comparsa della scena techno napoletana.
I movimenti della musica house e della Italo disco non hanno avuto alcuna importanza per la successiva produzione nel panorama napoletano. Ci hanno solo dato un motivo in più per sfuggire dall’approccio napoletano e diventare internazionali. L’unico modo per essere conosciuti all’esterno era quello di pensare alla propria musica e label, ed è esattamente quello che ho fatto io. Sotto questo punto di vista, l’Italo-house e la disco ci hanno dimostrato che crescere all’estero e raggiungere le scene straniere era possibile. Oltretutto, molti artisti che suonavano quei generi sono poi passati alla techno napoletana. Erano una specie di porta al nostro genere.
Ai tempi, era facile comprare vinili a Napoli?
Non così facile. Avevamo solo 2 negozi e bisognava conoscere bene il proprietario per far sì che tenesse da parte i migliori. Ero solito andare a Roma con Marco (Carola), o anche a Londra, per scovare qualche disco.
È un peccato che al giorno d’oggi i DJ non lo facciano più, non credi?
Non hanno bisogno di farlo. Devono solo cercare su internet e scaricare, in pochi secondi. Forse stiamo perdendo il valore del significato della “ricerca”. Possiamo perdere le cose più preziose. Se non bisogna investire energia, tempo o anche denaro per avere musica, forse perde valore per gli artisti. Dovremmo stare attenti a questo.
Come spiegheresti a qualcuno interessato alla musica elettronica (in termini generali) cosa rende la techno Napoletana diversa dagli altri stili techno?
Non mi piace fare paragoni con altri generi. Diamo alla techno un approccio più funky, aggiungendo alcuni sapori latini, le percussioni, utilizzando anche alcuni tools come i compressori e i pad.
Per le nuove generazioni è difficile credere che Marco Carola sia stato, al tuo fianco, uno degli precursori della techno a Napoli. Ritieni che Marco abbia cambiato molto il suo approccio alla musica underground?
È ovvio che sia cambiato. Non sono io a scoprirlo e non è una novità. Se è felice e crede davvero in quello che sta facendo, va tutto bene. In questo mondo c’è spazio per tutti. Sicuramente la techno perde un grande talento, soprattutto a livello di produzioni. Ma se lui è felice, io sono più che felice per lui.
Dunque, musicalmente parlando, ti manca il vecchio Marco Carola?
Assolutamente, anche perché ai tempi era un amico e un partner con cui lavorare. Il suo contributo alla scena fu enorme in quel periodo. Quando ho conosciuto Marco, il suo background proveniva dalla house, non dalla techno, quindi forse ora sta tornando alle sue origini. Non si sa mai. La cosa più importante è amare ciò che si fa, qualunque cosa sia.
Sei sia un produttore che un DJ. Sono due lavori molto diversi, ma sembra che, al giorno d’oggi, il secondo non possa esistere senza il primo. È una cosa di cui essere felici?
Dobbiamo accettarlo. Era così già da prima. Per diventare famoso all’estero, ho dovuto produrre le mie tracce all’inizio. Essere da entrambi i lati della medaglia è fondamentale. Sono un DJ perché questo può farmi diventare un miglior produttore, e sono un produttore perché questo può farmi diventare un miglior DJ.
Hai smesso di andare in tour per quasi 15 anni. Hai sospeso anche le produzioni in questo periodo?
Sì, mi sono preso una pausa da tutto, per potermi concentrare su me stesso e riprendermi. È stata una terapia. La musica era un modo per arrivare al punto centrale. Se ora sono qui, a parlare con te, è perché mi sono completamente ripreso. Così, ho trovato quello che cercavo.
Recentemente, sei tornato in pista con un set di 3 vinili al Metro Dance Club di Alicante, presentando il tuo nuovo progetto Origens. Immagino che il nome parli da sé…
Recentemente, una delle cose che ho cercato di fare è ricordare esattamente il motivo, come mi muovevo e suonavo quando avevo 25 anni, diciamo così. Ero un ragazzo senza paure. Volevo solo spingere e crescere, sempre di più. Con Origens, cerco questo. Suono con 3 vinili, e cerco di abbandonare la mia comfort zone per raggiungere una maggiore creatività ed essere più attivo in consolle. Suonando 3 vinili, non si ha il tempo nemmeno di bere un drink. Non sono ammesse distrazioni. Richiede molto da parte mia. Ecco di cosa avevo bisogno per tornare.
Com’è andata la serata?
Ho suonato per 2 ore e la reazione del pubblico è stata incredibile. Si tratta di un club storico, e ho percepito cultura. La gente è rimasta davvero colpita. Credo che non avessero mai visto qualcuno suonare con 3 giradischi. Prima del set ero curioso, dopo ero super felice.
Cosa possiamo aspettarci d’ora in poi da Gaetano Parisio e da Origens?
Ho trovato la torta in frigo, ora voglio finirla! (ride) Continuerò a lavorarci sopra. Hanno fiducia nella mia visione, e sono davvero grato che la gente mi abbia concesso tanto tempo ed energia per prepararla. Sono consapevole della responsabilità che ho, non solo per me, ma anche per le persone che lavorano per me. Mi sento davvero ottimista.
Tornando al tuo studio, produci con lo stesso approccio di sempre, o hai cambiato qualcosa – sia nelle tecniche in studio che nel risultato in termini di suono?
Negli ultimi 2 anni ho lavorato a ricreare il mio approccio. Non voglio ripetere quello che facevo in passato. Le cose con il tempo si evolvono e dobbiamo adattarci. Esistono 2 modi per essere riconosciuti come produttori: lo stile, e i suoni che provengono dallo studio. Con certe macchine ho delle piccole tecniche che mi rendono riconoscibile; me ne sono reso conto quando ho riutilizzato quel tool dopo la mia lunga pausa. Al giorno d’oggi i produttori lavorano su troppe cose contemporaneamente al computer, mentre penso sia più importante concentrarsi solo su quelle che ti rendono speciale.
Dunque, immagino ci siano in programma delle nuove release?
Sì, e con lo stesso concetto alla base. Ecco perché porto avanti le stesse label. Se cambiassi la mia visione, cambierei anche le mie label e ne creerei di nuove. Ma, dato che la visione rimane la stessa, dovrebbero farlo anche le mie label. Riattiverò 2 delle 3 imprints: ART e Confor. ART è la mia serie personale. Ci pubblico musica solo io. Per Conform, ho selezionato 10 brani dal back catalogue, ed ho chiesto agli artisti, che penso siano rimasti fedeli alla musica in questi 10 anni, di ri-editare la mia vecchia musica. Pubblicherò 3 o 4 vinili. In questo modo, per la prima volta le mie vecchie tracce usciranno anche in digitale, diventando accessibile alle nuove generazioni.
Puoi rivelarci alcuni dei nomi coinvolti in questa release di Conform?
Alcuni di questi sono Dave Clarke, Oscar Mulero, Ben Sims, James Ruskin, The Advent, Sterac, Truncate, Jonas Kopp, Cari Lekebusch, Steve Bicknell, Alexander Kowalski, Danilo Vigorito… Dopo la mia pausa di 15 anni li ho chiamati tutti e si sono resi subito disponibili ad aiutarmi. È stato super motivante. Niente mi rende più felice che sentirmi rispettato da chi condivide il mio stesso lavoro, la mia stessa passione.
Dev’essere commovente tornare sulla scena dopo tanti anni, e vedere le stesse persone che ancora lavorano per creare il prporio suono, ed essere fedeli agli stessi approcci musicali.
È esattamente quello che ho scritto qualche giorno fa su un post di Facebook. Questo sarà un omaggio a loro, a tutti quegli artisti che rispetto molto. Non è un omaggio a me, ma da me stesso a loro. Sono davvero un’ispirazione per me.
PROSSIME DATE DI GAETANO PARISIO
(Immagine di copertina © Phlame)
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