#Clubbing

Intervista con Elephant Studio: come catturare la notte

By Phlame

May 27, 2019

Elephant Studio nasce nel 2012 in Toscana, dall’idea di Thomas Pizzinga, attuale Creative Director del progetto. Dopo aver lavorato per grandi organizzazioni quali Time Warp, Sonus Festival, Oasis Festival, Love Family Park e aver lavorato per artisti quali Joseph Capriati, Chris Liebing, Sven Väth e Dub FX, Elephant Studio ha guadagnato rispetto e stima nell’industria della musica elettronica, diventando uno dei nomi più importanti e rinomati quando si parla di trailer, aftermovie e documentari inerenti al mondo del clubbing.

Fra un lavoro e un altro, Thomas ci ha gentilmente dedicato il suo tempo e siamo riusciti a fare una bella e piacevole chiacchierata, scoprendo molte cose interessanti su Elephant Studio e su come funzionano i media in un’industria in continua evoluzione.

 

 

Partiamo dal principio. Che cos’è Elephant Studio?

Un collettivo di creativi che hanno deciso di lavorare assieme senza vincoli. Ognuno è libero di lavorare per altre situazioni e in altri contesti, in base alle proprie esigenze. Il progetto ha sede in Italia, più precisamente in Toscana; è partito da una mia idea ed ora è diventato un gruppo di 11 persone, fra fotografi e videomaker. Utilizzando termini più attuali, lo si potrebbe definire come un “progetto creativo di co-working”, composto da freelance felici di lavorare sotto lo stesso nome e che credono nella forza del brand Elephant Studio.

 

Devi amare gli elefanti! Come mai questo nome?

Ahaha! Amo gli elefanti, questo è poco ma sicuro e adesso possiamo dire che sia quasi un’ossessione. In realtà tutto deriva dalle mie orecchie, da piccolo a volte venivo preso in giro per la forma che hanno, gli altri bambini si divertivano a chiamandomi “Dumbo”. Quando ho dovuto scegliere il nome ho pensato bene di essere auto ironico ed ho scelto “Elephant Studio”.

 

Chi sono le persone che lavorano per Elephant Studio?

Io, Madlene Sabin ed Umberto Santos ci occupiamo di tutta la produzione video, con l’aiuto di Luca Cingolani e Roberto Ricotta su Milano. Da un anno è entrata a far parte del nostro team anche Cristina Principe e siamo felici di vedere netti miglioramenti. Inoltre, da poco stiamo anche collaborando con il regista fiorentino David Barbieri.

La parte fotografica è seguita da Antonio Corallo, Daniele Rivieri, Andrea Raffani, Claudio Caprai e Stefano Carmignani. Per alcune produzione ci affiancano anche altri amici freelance sia per la parte video che per quella fotografica.

Negli ultimi 3 anni ho instaurato una collaborazione con una casa di produzione Estone, Vita Pictura, con cui collaboriamo per Weekend Festival Estonia e Finlandia e con i quali produciamo diversi music video durante l’anno.

Come agenzia ci occupiamo anche della parte social media e web design di alcuni marchi, con l’aiuto di partner in Toscana e Lombardia.

 

Cosa è cambiato dai primi passi di Elephant ad oggi?

Ogni anno raggiungiamo un obiettivo più grande ed inseriamo nuovi collaboratori, questo dimostra quanto la gente stimi il nostro progetto. Negli anni siamo anche riusciti a costruire dei solidi rapporti di amicizia e ci fidiamo molto l’uno dell’altro. Ci stiamo impegnando a creare una rete più strutturata ed organizzata, senza affrettare le cose. Preferiamo fare un passo alla volta, mettendo sempre al primo posto la qualità del lavoro e la felicità dei nostri clienti; ovviamente dobbiamo anche considerare tutte le possibili soluzioni, le problematiche, ed organizzare attentamente il budget.

 

© Antonio Corallo

 

Il consiglio per qualcuno che vorrebbe lavorare in Elephant Studio?

Siamo sempre alla ricerca di nuovi collaboratori con l’amore per la musica e gli eventi, che abbiano la voglia di fare e di crescere con il nostro aiuto. Non bisogna mai credere di “essere arrivati” perché nel nostro campo l’umiltà e la consapevolezza dei propri limiti sono alla base del successo.

 

Hai parlato di amore per la musica. Tu sei anche un DJ, ti piacciono la musica elettronica e più in generale la nightlife. Quest’ultima è diventata un ambiente ormai naturale per te?

Eheh bella domanda! Mi trovo a mio agio, i nostri clienti sono per il 60% nella nightlife. Ho conosciuto molte persone e sono riuscito ad instaurare anche dei rapporti di amicizia con molte di queste. Ogni volta che andiamo a qualche evento a lavorare o semplicemente per piacere, è sempre bello poter scambiare due chiacchiere con persone provenienti da tutto il mondo. La nightlife è bella proprio per questo. Il primo esempio che mi viene in mente è quello del Time Warp, dove ormai ci sentiamo “a casa” e siamo sempre ben accolti dalla nostra famiglia Tedesca. Questa rete mondiale di amicizie ci ha aperto un sacco di possibilità lavorative, oltre che ovviamente averci dato molto dal punto di vista umano. Credo che questo sia davvero uno dei pochi ambienti che permetta una cosa simile, si sa che la musica lega tanto.

 

Ti è sempre stato chiaro voler lavorare nella parte “visual” della notte? O è successo casualmente?

Casualmente non direi. La passione per la musica ha sempre guidato le mie scelte fin da adolescente: tutto è inizato con il punk, l’hardcore, il metal per poi passare alla drum and bass. Dai rave party alla club culture. A 18 anni lavoravo nelle pubbliche relazioni del Kama Kama ed è lì che ho iniziato a fare le prime foto. Avevo a pochi kilometri anche il Tinì Soundgarden e grazie a Valerino Gronchi e Cinzia Guidi, ho iniziato a lavorare come fotografo nella stagione estiva. Qui ho avuto il piacere di conoscere Leonardo Brogi, il quale mi ha introdotto a molte persone influenti nel settore: DJs, manager e agenti, con cui continuiamo a collaborare tutt’ora. La mia più grande fortuna è stata quella di essere uno dei primi videomaker di eventi su Firenze, ed è grazie alla collaborazione con Daniele Ferrazzano di Decibel Eventi e Marco Rontini che sono entrato a far parte della notte fiorentina.

 

Attualmente state lavorando con alcuni dei più grossi eventi techno al mondo. E’ sempre stato questo il vostro obiettivo? Vi sentite “arrivati”?

Si, il nostro obiettivo è sempre stato quello. Il festival a differenza del club ha molte più sfaccettature che ci permettono di creare uno storytelling più interessante, ci divertiamo molto a creare nuovi concept per le nostre produzioni. Ci sentiamo arrivati? Assolutamente no, anzi! Io sono una persona estremamente auto critica. Mi e ci guardiamo sempre attorno per trovare nuovi stimoli. Penso che non bisognerebbe mai sentirsi “arrivati”, il rischio è quello di fermarsi senza migliorare né evolversi mai. Proprio per questo, sono contento che il team di Elephant Studio sia costituito da persone sempre in cerca di una crescita professionale e di un miglioramento costante.

 

 

Com’è vedere i migliori DJ del mondo attraverso una lente? E’ molto diverso rispetto al vederli da semplici clubber?

Sono sicuramente più piccoli che nella vita reale! Ahaha! In generale con la maggior parte dei DJ ci lavoriamo almeno 10 volte all’anno e ormai sappiamo prevedere le loro mosse. Solo guardandoli capiamo se abbiano voglia di collaborare oppure no. Si crea una sorta di legame, anche se solo per le poche ore in cui si lavora “insieme”. E’ piuttosto comune ritrovarsi in situazioni in cui è più difficile lavorare: spazi angusti spesso molto affollati e con luci scadenti. Oltretutto, può anche capitare che un DJ decida di non volerti avere attorno, senza un apparente motivo. In questi casi, quasi invidiamo chi si vive la notte da clubber!

 

I DJ adorano avere materiale sempre nuovo. Sei diventato amico di alcuni di loro?

Ho un ottimo rapporto di fiducia reciproca con Chris Liebing e Sven Väth, ho lavorato in diverse occasioni con entrambi. Il tempo per relazionarsi è sempre poco purtroppo. E’ più facile creare rapporti di amizia con il loro team.

 

In tutti questi anni sicuramente hai vissuto momenti divertenti. Raccontacene uno.

Il primo che mi viene in mente è stato durante il nostro primo SONUS festival nel 2015. Eravamo in 4 e avevamo 2 mazzi di chiavi dell’appartamento. Uno dei due lo aveva Luca e stava lavorando sul boat party; l’altro lo aveva Antonio, ed anche lui era sul boat party. Dovevamo tornare a tutti i costi in casa per prendere le batterie che avevamo lasciato a caricare e siamo dovuti entrare dalla finestra del bagno al 2° piano, arrampicandoci sul tettuccio della mia macchina. Una scena molto divertente, soprattuto per i passanti.

 

Qual è stato il giorno di lavoro più bello? E il più brutto?

Il giorno più bello è stato indubbiamente il Time Warp del 2016. Il media team era formato quasi interamente da Elephant Studio e non nascondo che è stata una soddisfazione incredibile. Fra i giorni da dimenticare invece, senza dubbio ricordo quello in cui uno dei 4 hardisk con il materiale di un festival ha deciso di smettere di funzionare facendoci perdere una parte delle riprese. Fortunatamente siamo riusciti a cavarcela lo stesso con il materiale che avevamo.

 

© Antonio Corallo

 

Il prossimo evento dove vorreste lavorare?

Vorremmo fare un progetto per il Burning Man. In questo momento ci piacerebbe lavorare e documentare delle situazioni dove ci sia molto più che “solo” la musica, ma dove siano presenti anche arte, installazioni e situazioni diverse dal solito.

 

Oggi fare foto e video è diventato molto facile con i telefoni ultra moderni. Molte persone sembra riescano a fare foto e video con troppa facilità. Cosa ne pensi a riguardo?

Anche noi usiamo il telefono per alcune produzioni. Possiamo e dobbiamo sfruttare le nuove tecnologie, adattandole al meglio al lavoro che si sta facendo. E’ vero che è facile e tutti lo possono fare, ma bisogna avere gusto e cultura per ottenere qualcosa di buono e interessante.

 

Quale consiglio daresti ad un giovane ragazzo che vuole iniziare a lavorare come fotografo o videomaker nel mondo della Nightlife?

Guardarsi attorno. Ormai in un gruppo di 20 amici almeno 1 è fotografo. Per diventare bravi bisogna osservare quelli che bravi lo sono per davvero, cercando di prendere il meglio ma senza copiare, riadattandolo al proprio stile. Se non si hanno i soldi per una scuola, si può iniziare con i moltissimi video di YouTube che si trovano online. Nel mondo della notte, dove tutto sembra bello e divertente, scattare e non è affatto facile come sembra. E’ difficile trovare materiale ben realizzato e questo dimostra quanto sia difficile lavorare in certe condizioni.

 

Un augurio per Elephant Studio?

Ovviamente di fare sempre meglio. Auguro a tutto il mio team il meglio per la nuova stagione estiva in arrivo; ci sono anche delle grandi novità per il prossimo inverno e non vediamo l’ora di poterle comunicare.

 

 

(Cover Image © Andrea Raffani)